Episodio 11: Do as I do: Quando il cane impara guardandoti! Parte 1
Trascrizione
Benvenuti a “Abilmente Vivere con il Cane”, il podcast per costruire un legame speciale con il tuo amico a quattro zampe. Io sono Elisa, educatrice cinofila, e ti guiderò tra consigli e curiosità per vivere al meglio con il tuo cane. Certo Lily, andiamo! E tu, vieni con noi? Allora, allaccia il guinzaglio, si parte!
In questo episodio parliamo di qualcosa, direi quasi magico. Avete mai guardato il vostro cane e pensato che sarebbe più semplice fargli vedere il comportamento piuttosto di farglielo fare in qualche modo? Ecco, magari non è proprio così semplice, però ci andiamo molto, molto vicino con un metodo che si chiama “Do as I do”. Andiamo a scoprirlo insieme.
“Do as I do”, tradotto letteralmente, significa “fai come faccio io”. Ma cosa vuol dire veramente? Beh, in parole povere, è un metodo di apprendimento basato sull’osservazione. Il nostro amico a quattro zampe, infatti, impara guardando noi umani, senza usare le tecniche più classiche come il “luring”, cioè l’adescamento con un bocconcino sotto il naso, o lo “shaping”, dove premiamo ogni piccolo passettino verso il comportamento desiderato. No, qui la faccenda è diversa. Il cane ci guarda, capisce cosa stiamo facendo, o almeno ci prova, e poi prova a farlo anche lui. Ovvio che non possiamo metterci a fare le pulizie di casa e sperare che il nostro cane afferri l’aspirapolvere.
Ci sono dei passaggi ben precisi da seguire, un protocollo ben studiato e non improvvisato. E chi dobbiamo ringraziare per questa piccola rivoluzione nel mondo dell’addestramento? Una mente brillante: la dottoressa Claudia Fugazza. È lei che ha ideato e studiato a fondo questo metodo. Le sue ricerche si basano su un concetto fondamentale: l’apprendimento sociale. In pratica, la capacità innata, o quasi, che i cani hanno di imparare osservando gli altri, compresi noi umani. La dottoressa Fugazza, nei suoi studi, ha visto che i cani possono imparare guardandoci in due modi principali: per imitazione e per replicazione. Sembrano simili, ma c’è una sottile e importante differenza.
Con l’imitazione potremmo immaginare di dover chiudere l’anta di un mobile basso. Voi usate la mano, no? Ecco, il cane che imita potrebbe usare la zampa per fare esattamente la stessa cosa. Riproduce quindi il gesto in modo molto simile a come l’ha visto fare. Per la replicazione, invece, prendendo sempre lo stesso scenario – quindi dell’anta del mobile da chiudere – il cane capisce l’obiettivo, quindi chiudere l’anta, ma magari ritiene che usare il musetto al posto della zampa sia più produttivo. Ecco, questa è una replicazione. Il cane comprende lo scopo dell’azione, ma trova un modo suo, magari più efficace o più comodo per lui, per raggiungere lo stesso risultato. Capite la differenza?
È una sfumatura che ci dice tanto sull’intelligenza e la capacità di problem-solving che possono avere i nostri cani. Ma la cosa più interessante, che è emersa dagli studi della dottoressa Fugazza, è che imparare con il “Do as I do” non solo rende l’apprendimento più veloce per certi comportamenti complessi, ma aiuta il cane a ricordare quel comportamento più a lungo. E non solo, aiuta anche a generalizzarlo. Cosa significa generalizzare? Significa che il cane non impara a fare quella cosa solo in quel preciso contesto, ma capisce il concetto e riesce ad applicarlo anche in situazioni nuove o leggermente diverse. Un po’ come andare in bicicletta. Una volta che sai farlo, puoi usare bici diverse e su strade diverse. Il concetto di base è esattamente lo stesso. Ora potreste pensare che potete insegnare tutto al vostro cane tramite questo metodo. Beh, non è proprio così. Il “Do as I do” richiede un ragionamento piuttosto complesso da parte del cane. Non è il semplice “faccio A, ottengo B”.
Qui il cane deve attivare le sue capacità di apprendimento sociale. Deve osservare, interpretare e tradurre. Pensateci: il cane deve prima di tutto capire che, in certi momenti specifici, quando noi ci muoviamo, gli stiamo dimostrando qualcosa che lui dovrà poi imitare. In altri momenti, invece, ci stiamo solo muovendo per i fatti nostri. Già questa distinzione non è assolutamente banale. E poi c’è l’ostacolo della, diciamo, traduzione interspecie. Noi siamo bipedi, abbiamo le mani, ci muoviamo in un certo modo. Loro sono quadrupedi, usano zampe, muso, coda in modi totalmente diversi. Il cane deve vedere il nostro movimento e capire come riprodurlo con il suo corpo. È uno sforzo cognitivo notevole che richiede una grande flessibilità mentale.
Ecco perché il “Do as I do” non è il metodo più indicato per insegnare esercizi di base come il richiamo, il seduto, il terra, oppure la condotta al piede. Per quelli ci sono tecniche più dirette ed efficaci. Allora, a cosa serve questo metodo così sofisticato? È fantastico per insegnare comportamenti complessi. Magari una sequenza di azioni. Oppure è perfetto per interagire con oggetti specifici su richiesta. Pensate ai cani da assistenza. Devono imparare ad aprire cassetti, accendere luci, portare oggetti. Cose che richiedono comprensione e precisione. Il “Do as I do” può essere uno strumento potentissimo in questi casi.
È quindi particolarmente indicato per cani che hanno già una buona base di addestramento, che sono abituati a lavorare con noi e hanno già sviluppato una certa elasticità mentale. Cani, quindi, che sanno concentrarsi e che hanno già imparato ad imparare, diciamo così. Un cane meno, passatemi il termine, addestrato non è necessariamente escluso dalla possibilità di usare questo metodo. Anche un cane senza una specifica esperienza pregressa può imparare con il “Do as I do”, soprattutto se è un tipo naturalmente curioso e osservatore. Ci sono cani che passano la vita a studiarci. Per loro potrebbe essere addirittura più intuitivo, certo, ma ci vorrà comunque un po’ di pazienza rispetto a un cane che ha già fatto un percorso educativo. Tuttavia, ci arriverà comunque. Ma come si insegna con il “Do as I do”? Ci sono principalmente due approcci: uno che potete provare in autonomia, da soli, e uno che prevede l’aiuto di un’altra persona. Vediamo quello in autonomia per primo. Attenzione, per questo approccio c’è un prerequisito fondamentale: il vostro cane deve conoscere almeno tre comandi vocali che indicano azioni che anche voi potete fisicamente eseguire. Ad esempio: “Sali” (per salire su uno sgabello), “Gira” (per fare un giro su se stesso), “Tocca” (per toccare un oggetto specifico con il muso o la zampa). Azioni semplici che voi potete dimostrare e lui può eseguire a comando, quindi tre azioni già note. Una volta che avete queste tre azioni nel repertorio del cane, si procede per fasi.
La prima fase consiste nella dimostrazione e nell’associazione al comando vocale. Mettetevi davanti al vostro cane, scegliete una delle tre azioni che conosce. Ad esempio, “Sali” per salire sullo sgabello. Voi eseguite l’azione di salire sullo sgabello, scendete e subito dopo dite la parola magica: “Do it!”. Immediatamente dopo, date il comando vocale che il cane già conosce: “Sali!”. Appena il cane esegue l’azione (quindi sale sullo sgabello), fategli una festa e premiatelo. Ripetete questo passaggio più volte usando tutte e tre le azioni conosciute in ordine casuale. Non fate sempre la stessa cosa, mi raccomando. Saliamo sullo sgabello, poi giriamo, poi tocchiamo il cono, poi magari di nuovo il girare e via. Variate.
La seconda fase comporta l’eliminazione del comando vocale noto. L’obiettivo qui è far capire al cane che la parola “Do it!” significa “ripeti l’azione che hai visto fare”. Quando vedete che il cane inizia a rispondere prontamente dopo il vostro “Do it!”, senza quasi aspettare il vecchio comando vocale, siete pronti per il passo successivo. La sequenza ora diventa: voi dimostrate l’azione (salire sullo sgabello), dite “Do it!”. Pausa brevissima, aspettate un attimo. Se il cane esegue, premio e feste. Se esita, potete ancora aiutarlo con il vecchio comando, ma l’obiettivo è eliminarlo gradualmente. Continuate a lavorare con tutte e tre le azioni note, sempre in ordine casuale. Quando il cane risponde correttamente al solo “Do it!”, almeno 8 volte su 10, siete pronti per la fase successiva.
La terza fase consiste nell’insegnare un nuovo comportamento. Questo è il momento clou. Ora che il cane ha capito la regola del gioco, potete introdurre un’azione nuova che non conosce. Ad esempio, insegnargli a toccare una campanella appesa a un albero. Voi dimostrate l’azione. Andate lì e toccate la campanella con la mano. Dite “Do it!”. Ora, osservate il cane. Potrebbe essere un po’ confuso all’inizio, magari annusa la campanella, la sfiora appena. Premiate qualsiasi tentativo (che vada nella direzione giusta, ovviamente). Anche un piccolo passo verso l’imitazione corretta merita un bravo e un bocconcino. Siate pazienti. Continuate a ripetere dimostrazione e “Do it!”, premiando ogni successo finché il cane non esegue l’azione correttamente.
La quarta fase consiste nell’inserire il comando vocale per il nuovo comportamento appena appreso. Una volta che il cane ha imparato a eseguire la nuova azione (toccare la campanella) dopo la vostra dimostrazione e il “Do it!”, e lo fa con una buona percentuale di successo (8 volte su 10), è il momento di dare un nome a questa nuova azione. La sequenza ora è: voi dimostrate (toccate la campanella). Dite il nuovo comando vocale, ad esempio: “Suona?”. Poi dite “Do it!”. Il cane esegue il comando: premio. Ripetete più volte, associando sempre il nuovo comando vocale all’azione.
La quinta e ultima fase consiste nell’eliminare il “Do it!”. È l’ultimo passaggio. Vogliamo che il cane esegua la nuova azione semplicemente sentendo il nuovo comando vocale, senza più bisogno della nostra dimostrazione o del “Do it!”. Iniziate a provare a dare solo il comando vocale: “Suona?”. Se il cane esegue: super premio! Se esita, potete tornare alla sequenza precedente per rinforzare l’associazione. Quando il cane risponde in modo corretto, sempre 8 volte su 10 al solo comando vocale, avete raggiunto l’obiettivo. Avete insegnato un nuovo comportamento complesso usando il “Do as I do”.
È un percorso un po’ lungo, ma è un viaggio affascinante nella mente del cane; un viaggio che proseguiremo nel prossimo episodio, dove vedremo insieme il metodo con l’aiutante, le accortezze da avere, i pro e i contro di questo metodo di apprendimento. E anche per oggi siamo arrivati alla fine di questo episodio di “Abilmente Vivere con il Cane”. Spero che i consigli di oggi ti abbiano ispirato a rafforzare il legame con il tuo fedele compagno, perché ogni passo insieme è un passo verso una connessione ancora più profonda. Grazie per averci ascoltato e, se vuoi continuare a scoprire nuove strategie e curiosità, non dimenticare di seguirci. Alla prossima e ricorda: il legame che costruisci con il tuo cane è il regalo più bello che puoi fargli. Ciao!
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