Episodio 13 – La disabilità nel cane: Limiti o superpoteri?

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Trascrizione

Benvenuti a “Abilmente Vivere con il Cane”, il podcast per costruire un legame speciale con il tuo amico a quattro zampe. Io sono Elisa, educatrice cinofila, e ti guiderò tra consigli e curiosità per vivere al meglio con il tuo cane. Certo, Lily, andiamo! E tu, vieni con noi? Allora, allaccia il guinzaglio, si parte!

L’argomento di cui vi parlerò oggi riguarda la disabilità sensoriale nel cane e di come affrontare le diverse criticità che si possono incontrare in un percorso educativo mirato al benessere psico-fisico di questa categoria di cani.

L’incremento delle conoscenze in ambito della disabilità umana ha portato a riconoscere le straordinarie capacità dei cani quando vengono impiegati nell’aiuto alla persona. Che siano cani di assistenza o allerta medica, ognuno di noi è consapevole di quanto questi cani siano speciali e siamo bravi ad aiutare le persone affette da disabilità. Ma quando i ruoli sono invertiti e la disabilità colpisce il cane, chi si occupa di lui? Un cane disabile come può essere aiutato per continuare a vivere appieno la sua vita?

Questo episodio ha come obiettivo quello di informare e fare capire quanto la disabilità in un cane sia da gestire ma non sia da considerare con commiserazione e con pietismo, bensì come un’opportunità di crescita sia personale che del proprio cane, perchè vivere con un cane disabile significa rafforzare il legame che si ha con lui e acquisire nuove competenze ed esperienze di vita.

Quando si parla di disabilità canina si pensa spesso al cane con il carrellino, ma la disabilità non è solamente quella fisica. Infatti si intende disabile anche un cane affetto da deficit cognitivo, olfattivo, anche se meno comune, o ancora un cane affetto da deficit sensoriali, cioè sordità e cecità.

Ci sono anche delle possibilità in cui la disabilità è multipla, in genere si presenta con deficit uditivi e visivi concomitanti ed è il tipico caso del cane anziano. Si, perchè le cure che stiamo apportando ai nostri cani, hanno fatto sì che la loro vita media si allunghi e di conseguenza, con l’anzianità, insorgono problemi di vista, udito e deambulazione, proprio come noi.

Un cane disabile, purtroppo nella maggior parte delle persone, suscita commiserazione e pena perché si pensa sempre a ciò che manca. In realtà, i nostri cani hanno delle speciali capacità che permettono loro di sfruttare al meglio tutto ciò che rimane per vivere la quotidianità. Questo è un concetto ben poco comune, eppure non c’è nulla di più vero.

Quando sentiamo parlare di un cane disabile in canile o di un trovatello con qualche difficoltà, di solito incontriamo due tipi di persone: c’è chi pensa subito che sia un impegno troppo grande e decide di non prenderlo in considerazione, e chi invece vorrebbe portarlo a casa a tutti i costi, mosso dalla compassione. Ma c’è un punto fondamentale: adottare un cane con una disabilità non significa metterlo sotto una campana di vetro. Al contrario, significa offrirgli la possibilità di fare esperienze, di conoscere il mondo, di sviluppare nuove competenze e di migliorare quelle che già possiede.

Quando si adotta un cane con un deficit, è importante non affrontare questo percorso da soli. Il supporto di un educatore cinofilo specializzato è prezioso, perché può spiegare con chiarezza che cosa comporta davvero questa scelta. E, attenzione, la presentazione del caso deve essere realistica, quasi “pessimistica”. Non perché il cane non meriti una famiglia, ma perché è giusto preparare chi lo adotta a ogni evenienza, anche a possibili cambiamenti legati all’avanzare dell’età o all’evoluzione della disabilità stessa.

In questo modo, solo le persone veramente pronte e motivate a prendersi cura di un cane con queste caratteristiche porteranno avanti l’adozione. E sono proprio loro che, nella maggior parte dei casi, riescono a regalare al cane una vita piena, appagante e felice.

Il ruolo dell’educatore, però, non finisce qui. Non è solo una guida nella fase iniziale, ma diventa una figura di riferimento costante, quasi un membro della famiglia. Viene consultato quando il cane cambia comportamento, quando serve un consiglio per gestire una nuova situazione, o per orientare la famiglia verso un veterinario specializzato. Insomma, è un compagno di viaggio che accompagna il cane e la sua famiglia lungo tutta la vita insieme.

Gestire un cane affetto da disabilità significa aiutarlo a sviluppare i sensi rimasti. Questo perché lo scopo è fare in modo che il cane diventi autonomo nell’orientamento nello spazio e nella quotidianità pur avendo come punto di riferimento il proprietario. C’è però da dire che anche quest’ultimo deve essere seguito, perché il percorso con il cane necessita di collaborazione da parte del proprietario per raggiungere dei veri risultati. È quindi importantissimo creare un solido legame tra il cane e il suo conduttore per far sì che si possa raggiungere un’armonia e una fiducia reciproca tali da garantire una vita piena e gratificante.

La costruzione del rapporto nel binomio inizia proprio con il supporto che l’educatore dovrebbe fornire al proprietario del cane, in quanto un importante scoglio per la buona riuscita del percorso educativo è proprio l’accettazione della disabilità.

Ci sono diversi tipi di proprietari, abbiamo quelli che sono consapevoli di avere un cane disabile, i rescuer, cioè quelli che salvano gli animali da situazioni spiacevoli, e poi abbiamo quelli che già hanno esperienza nel campo della disabilità ma necessitano di un supporto supplementare. Infine, ma non per importanza, quelli che non sanno di avere il cane affetto da un deficit di qualche tipo.

Sono proprio questi ultimi che necessitano di essere seguiti maggiormente, proprio perché la maggioranza vede la disabilità del cane come un problema in più da gestire, quando in realtà dovrebbe essere visto più come un’opportunità di crescita del binomio e di fare esperienze, perché questi cani possono insegnarci tantissime cose.

Ora vediamo insieme in che cosa consiste il percorso educativo di un cane disabile. Il percorso educativo di un cane specialmente abile ha come fondamento ciò che viene fatto con i cani normodotati. Abbiamo quindi alcuni step importantissimi, come la valutazione, la comunicazione, il rapporto e l’adattamento. Andiamo a vederli nel dettaglio.

La valutazione comprende sia quella del cane che quella delle reazioni del proprietario. La valutazione della disabilità e della sua gravità sono importanti per poter identificare al meglio il percorso educativo, pur ricordando che l’educatore non è un veterinario (a meno che non abbia anche questa qualifica) e che può solamente avanzare delle ipotesi che dovranno essere confermate o smentite dopo opportuni accertamenti. La consapevolezza della disabilità permette fin da subito di portare a casa risultati. Il diniego della disabilità è un po’ più complicato da gestire, non per questo l’obiettivo finale cambia, infatti, è bene fare in modo che anche chi non vede il potenziale nel proprio cane possa raggiungere la consapevolezza che il cane disabile è un cane con speciali abilità e non un cane che necessita di assistenza e di essere protetto da tutto e tutti. Da qui, l’importanza di valutare il binomio e non solamente il cane.

Dopo la valutazione, segue la comunicazione. Il costruire una comunicazione efficace, cioè identificare quali metodi di comunicazione sono più efficienti in base alla personalità del cane stesso e alla sua disabilità, è importantissimo. Saper comunicare significa capirsi e lo si fa tramite l’uso di segnali vocali, gestuali o tattili (talvolta tutti e tre).

Il rapporto è strettamente connesso con la comunicazione. Il rapporto tra cane e proprietario deve essere costruito solidamente. In questa fase si va a fornire conoscenza e strumenti al proprietario che gli permetteranno di guadagnare la fiducia del proprio cane. Il proprietario dovrà anche apprendere quali sono le capacità del proprio cane e dovrà guidarlo nello sfruttare al massimo le potenzialità che ha per diventare una base e un rifugio sicuri per il proprio cane. Tutti gli strumenti forniti al proprietario sono importanti per guidare il cane ad apprendere a sfruttare al meglio i sensi a disposizione, oltre ad essere importanti per identificare quali sono le attitudini del cane stesso.

L’ultimo step è l’adattamento. Si tratta di adattare l’ambiente e le attività alla disabilità del cane, anche con l’uso di arricchimento ambientale, giochi di diverso tipo, attività di propriocezione e ludico-sportive. Tutto ciò aiuta il cane ad esprimersi nel migliore dei modi anche sfruttando le proprie capacità e i propri talenti. Con adattamento, si intende anche quello dei propri ritmi e della propria quotidianità, anch’essi importanti per garantire a questi cani una vita piena e sana.

Esistono dei casi particolari, come quello del cane affetto da disabilità concomitanti. In questo caso il suo comportamento sarà incline al nervosismo,presenterà agitazione e super sensibilità al tocco, alle ombre, o ancora potrebbe non reagire a determinati stimoli visivi e uditivi. Questi comportamenti sono frequentemente associati a stereotipie e comportamenti compulsivi, come per esempio girare su sé stesso e mordere l’aria. In genere il cane presenta anche un attaccamento quasi morboso al proprietario.

Quindi come fare?

In caso di deficit visivo e uditivo insieme, l’uso del tatto deve essere ben misurato e l’uso dell’olfatto deve essere ben sfruttato per poter incanalare l’energia e l’attenzione da eventuali pericoli inesistenti verso attività appaganti.

C’è poi il caso delle disabilità combinate dovute all’anzianità, ed è uno dei casi più comuni. Iniziare un percorso in cui si applicano i comandi per i cani sordi e ciechi può aiutare tantissimo nel corso della vita del cane, con il quale riusciremo a comunicare in qualsiasi fase della sua vita. L’educazione per cani disabili può quindi essere applicata a qualsiasi soggetto anche in via preventiva. La valutazione del cane, il supporto al proprietario e quanto appena descritto sono importanti punti di partenza per garantire buoni risultati.

L’educazione di un cane affetto da deficit sensoriale viene effettuata sulla base dell’educazione impartita a un cane normodotato, viene solamente riadattata in base al caso di disabilità che si ha di fronte. Un cane sordo avrà un’educazione basata sui gesti e uno cieco basata su comandi vocali. Vediamo insieme alcune tappe dell’educazione di un cane sordo e di un cane cieco.

L’educazione cane sordo, viene generalmente svolta in un ambiente sicuro ma non necessariamente privo di ostacoli. Si dovranno considerare eventuali movimenti bruschi o spostamenti sia delle persone che degli oggetti per evitare che il cane si spaventi vedendo ombre e movimenti fraintesi come minacciosi.

Una specialità del cane sordo è quella di saper leggere molto bene le nostre espressioni, i nostri movimenti e grazie anche al fiuto, il nostro stato d’animo. L’uso di comandi e segnali gestuali e corporei sono quindi i migliori mezzi di comunicazione che si possono usare con un cane sordo, tuttavia, essendo la voce il nostro primario canale di comunicazione, è bene parlare mentre usiamo i gesti, perché tramite le espressioni facciali che assumiamo mentre parliamo, il cane riesce ad interpretare meglio ciò che gli viene chiesto. I gesti invece devono essere utilizzati in modo preciso e chiaro per evitare di confondere il cane.

Il primo importantissimo passo è costruire un rapporto di fiducia nel binomio, e lo possiamo fare tramite una serie di comportamenti e abitudini, come per esempio:

Una cosa che il proprietario deve imparare a fare è riconoscere le situazioni di difficoltà e aiutare il cane ad uscirne, ma allo stesso tempo lasciare la possibilità di fare esperienze. Anche inserire delle regole per la sicurezza del cane, che possono includere non solo lo STOP o il guardami prima di attraversare la strada, ma anche la rimessa al piede, possono aiutare per avere un maggior controllo in caso di pericolo.

Tutto ciò deve essere eseguito nel rispetto del cane, del contesto in cui ci si trova e nel rispetto anche dello stato d’animo del cane sordo. Un cane ansioso avrà tendenza a spaventarsi facilmente in qualsiasi situazione, ancor più se affetto da deficit uditivo, dove un movimento può essere spaventoso anche durante una ricerca olfattiva. È quindi importante lavorare con un occhio di riguardo per tutte quelle situazioni delicate che necessitano di essere trasformate in opportunità di crescita di autostima e sicurezza per il cane.

L’educazione di un cane cieco dovrà essere svolta inizialmente in un ambiente familiare, già conosciuto dal cane o in un ambiente privo di ostacoli, centrali o perimetrali, per facilitare la prima mappatura dell’area così da garantire la sicurezza del cane. Diversi oggetti verranno poi aggiunti all’ambiente in quantità progressiva, così da abituare il cane a ispezionare tutta l’area per capire dove si trovano gli ostacoli.

Uno degli obiettivi da raggiungere è quello di consentire al cane di crearsi il suo metodo di orientamento nello spazio tramite l’esperienza personale, con l’aiuto di alcune accortezze da parte del proprietario. E’ quindi una buona idea identificare le scale o una soglia con un tappeto prima e dopo la rampa, oppure utilizzare delle tende o dei profumatori che identifichino in quali stanze il cane può o meno andare. All’esterno si possono utilizzare suoli diversi per identificare la presenza di un palo o di un albero, così che il cane tramite il tatto sia in grado di orientarsi e sia in grado di evitare di urtare oggetti o ostacoli ferendosi.

Nell’educazione del cane cieco il proprietario è fondamentale, in quanto funge da occhi per il suo cane. È una buona pratica segnalare con parole come “attento” o “attenzione” per identificare la presenza di un ostacolo contro il quale il cane sta per schiantarsi, o ancora, parole che identifichino se si sale o si scende le scale, oppure se il cane deve fermarsi perché c’è un pericolo nelle vicinanze. Si tratta quindi di trovare un valido metodo di comunicazione per aiutare il cane ad orientarsi, così facendo, il cane svilupperà in contemporanea sia la fiducia nel proprietario che l’autonomia nel muoversi pur avendo il conduttore come punto di riferimento (se succede qualcosa, il proprietario, infatti, lo avvisa).

La comunicazione è quindi fondamentale, purché la voce non sia usata a sproposito. Il cane è consapevole che se lo chiamiamo, se gli diciamo di fermarsi, lo facciamo per un valido motivo, ma se iniziamo a parlare continuamente al cane, le parole non avranno significato per lui e la nostra voce diventerà un brusio di sottofondo che non ascolterà in caso di necessità. Parlare eccessivamente quindi non aiuta nella comunicazione con un cane cieco, ma il contrario. Ciò non significa che non possiamo rivolgerci a lui, solamente che dobbiamo farlo con consapevolezza. La base per costruire un buon rapporto con un cane cieco è la stessa del cane sordo, con la differenza che possiamo usare la voce, così come la costruzione del richiamo è la stessa, con la differenza che sarebbe meglio prolungare i suoni o emettere suoni ripetuti, come per esempio, vieniiiii!, dai dai dai dai, tornaaaa, per permettere al cane di capire dove ci troviamo.

Il luring e lo shaping sono facilmente utilizzabili con un cane cieco in quanto si utilizza sia l’olfatto che l’udito, un altro buon metodo che si può utilizzare per insegnare dei comportamenti a un cane cieco è il capturing. Esiste poi il metodo delle pressioni e dei rilasci. Un metodo che utilizza la pressione fisica o energetica che è possibile esercitare solo tramite l’uso del corpo. A tutti è capitato almeno una volta di sentirsi osservato, o di sentire di avere qualcuno dietro, e controllando abbiamo confermato quella sensazione. La prima è una pressione energetica, la seconda è una pressione fisica. I cani percepiscono più di noi questa pressione. I rilasci sono degli allentamenti di quella pressione, tipico, per esempio, quando passeggiando in compagnia con qualcuno, sentiamo la necessità di girarci per vedere dove si trova quella persona per poi renderci conto che si è allontanata da noi. I cani sono, anche qui, consapevoli del nostro allontanamento da loro. In un esercizio come il resta, sanno perfettamente quando siamo di fronte a loro e quando ci allontaniamo, sia per il rumore dei nostri passi, che per le vibrazioni che emettiamo battendo i piedi sul terreno, che per il rilascio di pressione che esercitiamo.

Questo metodo può essere utilizzato anche per cani normodotati. Una cosa che però è importantissima nell’utilizzo del metodo delle pressioni e dei rilasci, è capire se il cane rischia di soffrire la pressione che possiamo emettere. Si devono quindi considerare contesto, stato d’animo e carattere del cane prima di applicare questo metodo.

Lo stop si può insegnare sia con il guinzaglio, dove viene pronunciata la parola STOP o ALT e ci fermiamo improvvisamente, oppure con pressioni e rilasci se il cane non è lanciato ai 1000 all’ora altrimenti questo non si ferma.

Un altro esercizio utile che possiamo insegnare al nostro cane cieco è il doggyzen che aiuta a ritrovare un equilibrio emozionale e a ragionare, in genere molto faticoso sia per normodotati che disabili. Per un cane con deficit visivo si esegue mettendo il pugno con del cibo davanti al muso del cane, quando questo smetterà di tentare di prendere il cibo dalla mano, verrà premiato. Se non dovesse arrivarci lo si potrebbe aiutare facendo un lieve spostamento d’aria con l’altra mano per attirare l’attenzione del cane. Solo in quel momento verrà premiato. L’uso delle vibrazioni in un cane cieco è molto utile per avvisare dove siamo, dove si trova un ostacolo ecc. Per il cane sordo in genere è associato all’udito, ma quando subentra anche l’ipoacusia le vibrazioni emesse sono utilissime per l’orientamento del cane e per identificare il nostro avvicinamento.

Altri comportamenti che si possono insegnare sono per esempio il “resta” che può essere insegnato mettendosi frontale al cane, chiedendo per esempio il seduto, daremo RESTA e sfiorando leggermente con la mano o un dito il naso o la testa del cane, questo avrà tendenza a ritrarsi o a bloccarsi. Verrà premiato nel momento in cui il cane rimarrà fermo. Inizialmente per brevissimi periodi che andranno aumentando gradualmente sia in tempistiche che in distanza dal cane.

Il guinzaglio viene costruito nello stesso modo del cane sordo, con la differenza che è possibile utilizzare un segnale vocale per indicare che si sta girando a destra o a sinistra.

Quanto appena descritto, come metodi per il cane sordi e cechi, può in realtà essere applicato anche a cani normodotati in vista di una eventuale perdita parziale o completa della vista o dell’udito causato dal naturale degrado fisiologico dell’anzianità. Si può quindi usare come educazione preventiva per poter continuare a comunicare con il proprio cane in modo efficace anche quando questo raggiunge un’età avanzata.

Essere affetti da disabilità non è un grande ostacolo per il cane. Infatti, può praticare tranquillamente degli sport anche se affetto da deficit visivo, uditivo o fisico. Ci sono diverse discipline che sono praticabili per un cane disabile e l’aspetto positivo è proprio che ognuna di queste comporta la creazione e il rinforzo del rapporto tra conduttore e cane, oltre ad aiutare a sviluppare delle competenze che permettono al cane di concentrarsi su un’attività e non sulla grande quantità di informazioni che riceve a causa della sordità o della cecità. Lo sport aiuta anche con lo sviluppo muscolare, importantissimo per soggetti affetti da disabilità fisica. Anche le capacità cognitive vengono ulteriormente sviluppate, rendendo gli sport un valido aiuto nell’educazione del cane. Vediamo insieme alcuni sport e per quali disabilità sono principalmente consigliati.

Le attività olfattive sono le attività più gettonate proprio perché l’unico requisito è l’uso del fiuto, ottimo in qualsiasi cane, normodotato o disabile, a prescindere dal tipo di disabilità. Gli allenamenti degli sport olfattivi sono gli stessi applicati sui cani normodotati, con la differenza che spesso le performance di cani sordi o ciechi sono straordinarie al punto di evidenziare quanto questi cani siano speciali, come se avessero dei superpoteri.

Ne è un esempio proprio Bio, uno Springer Spaniel nato cieco. Inizialmente di proprietà di un cacciatore, è stato adottato dall’attuale proprietario in quanto il precedente voleva disfarsene per la sua disabilità e inutilizzo alla caccia. Fin da subito viene seguito dai tecnici cani specialmente abili per poter sfruttare al meglio la sua predilezione al lavoro e all’utilizzo del fiuto.

Ora Pratica regolarmente mantrailing, sport acquatici, escursioni di ogni genere e ricerca tartufi. Proprio in questo sport, nel 2020, è stato proclamato campione in una gara dove hanno partecipato numerosi Lagotti anche pluricampioni. Bio ha dimostrato la sua straordinarietà guadagnando il primo posto nella competizione con una vittoria a dir poco schiacciante.

In conclusione, possiamo dire che un cane disabile è un’opportunità di crescere e fare esperienze. Costruire saldamente il legame tra cane e conduttore permette di creare una fiducia e un’armonia uniche e solide. Avere una disabilità quindi non è uno svantaggio ma un modo per creare nuove abilità, perché, come dice Bebe Vio, la nostra campionessa paralimpica:

essere speciali significa riuscire a far capire che il tuo punto debole diventa quello di cui vai piu’ fiero

Ispiriamoci a questi cani disabili per affrontare le difficoltà che la vita ci presenta, perché loro sono molto bravi ad insegnarci come affrontare gli ostacoli ed uscirne fieri e più forti di prima.

E anche per oggi siamo arrivati alla fine di questo episodio di Abilmente Vivere con il Cane. Spero che i consigli di oggi ti abbiano ispirato a rafforzare il legame con il tuo fedele compagno, perché ogni passo insieme è un passo verso una connessione ancora più profonda.

Grazie per averci ascoltato e se vuoi continuare a scoprire nuove strategie e curiosità non dimenticare di seguirci. Alla prossima e ricorda, il legame che costruisci con il tuo cane è il regalo più bello che puoi fargli. Ciao!

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